Fantascienza
Thriller
Avventura
04/06/2025
Il suono del "Mugolatore Mattutino" di Zed faceva eco in tutto il piccolo appartamento, un lamento metallico e stridulo che avrebbe fatto impallidire anche la sirena di un'ambulanza terrestre di epoca pre-Intergalattica. Non era un suono che si potesse ignorare, si insinuava nelle fessure dell'anima, vibrava attraverso le pareti sottili del modulo abitativo e persisteva nell'aria come il ricordo sgradevole di un cattivo sogno. Kaelen si strofinò gli occhi, che bruciavano leggermente a causa delle innumerevoli ore passate a fissare lo schermo del suo datapad, cercando di dare un senso ai complessi e spesso contraddittori registri di carico di un'astronave da trasporto di classe A-7. Era una routine che si ripeteva ogni alba stellare, un preludio meccanico e ineluttabile alla sua giornata lavorativa. Il caffè al plasma, tiepido e inspiegabilmente amaro, non faceva altro che accentuare il sapore di metallo che aveva in bocca, un retrogusto persistente che sembrava provenire dalle stesse condutture del loro modulo. "Zed, per l'amor dei dodici soli di Xylos, puoi spegnere quel maledetto aggeggio?" borbottò, la voce ancora impastata dal sonno e dalla stanchezza, un misto di rassegnazione e lieve irritazione. Zed, il suo coinquilino e migliore amico da quando entrambi erano stati scaricati, letteralmente, da un'astronave di rifugiati sul pianeta-stazione di Xylos-Prime, era già in piedi. Si muoveva con l'energia febbrile tipica di chi ha appena avuto un'illuminazione, o un'altra delle sue bizzarre idee. Era intento a ispezionare il suo ultimo acquisto dal mercato nero, un oggetto che definiva un "amplificatore di onde cosmiche" di dubbia provenienza. Era un oggetto massiccio, più grande di quanto sembrasse, pieno di fili scoperti che si attorcigliavano come un nido di serpenti luminosi, e luci intermittenti che sembravano danzare una macabra jig, pulsando a ritmi irregolari e apparentemente casuali. Il Mugolatore Mattutino, il nome che Kaelen gli aveva affibbiato con un misto di disprezzo e affetto, emetteva un ronzio quasi vibrante, segno che Zed ne stava regolando qualche parametro. "Non è un aggeggio, Kaelen," replicò Zed, senza distogliere minimamente lo sguardo dal dispositivo, la sua attenzione completamente assorbita da quel groviglio di tecnologia. "È il futuro delle comunicazioni intergalattiche! E, tecnicamente, la mia sveglia è un generatore di risonanza vibrazionale a frequenza multipla, con un output sonoro ottimizzato per stimolare l'attività corticale." Il Mugolatore Mattutino, come a voler sottolineare la sua complessità, ripartì con un lamento ancora più acuto, quasi un ululato sintetico. Kaelen sospirò, un sospiro profondo che sembrava portare con sé il peso di tutte le mattine passate su Xylos-Prime. Vivevano in uno di quei complessi residenziali galleggianti che orbitavano Xylos-Prime, un agglomerato tentacolare di moduli prefabbricati collegati da passerelle luminescenti che sembravano vene pulsanti, e tubi pneumatici che sibilavano incessantemente trasportando merci e messaggi. Era un posto rumoroso, un crogiolo di lingue e culture, affollato fino all'inverosimile, eppure stranamente confortevole nella sua caotica prevedibilità. La finestra del loro modulo, un oblò di duralluminio leggermente graffiato, dava su un panorama mozzafiato che non smetteva mai di stupire, nonostante lo vedesse ogni giorno: centinaia, forse migliaia, di altre piattaforme abitative che luccicavano come stelle artificiali, un'infinità di punti luminosi sospesi nel vuoto cosmico. Sullo sfondo, il blu intenso della nebulosa di Xylos-Prime si estendeva all'infinito, puntellato da galassie lontane che sembravano spruzzate di polvere di diamanti. Il traffico incessante di navette spaziali, dai taxi individuali alle gigantesche navi da carico, sfrecciava come insetti luminosi in una danza perpetua, lasciando scie di luce che si dissolvevano rapidamente. Era un caos organizzato, un'orchestra di suoni e luci, il battito cardiaco pulsante di una delle più grandi e vivaci stazioni commerciali della galassia. Si alzò dal suo letto antigravitazionale, stiracchiando la schiena con un gemito sommesso e facendo scrocchiare le articolazioni in una sequenza soddisfacente. Il suo lavoro al porto spaziale, come verificatore di carichi di livello tre, era meno glamour di quanto si potesse immaginare dai film holovideo sull'esplorazione spaziale. Passava le sue giornate a confrontare numeri su datapad logori, a controllare i sigilli di sicurezza su container che puzzavano di ogni cosa immaginabile, e a risolvere le dispute, spesso futili ma sempre accese, tra i vari mercanti e le compagnie di trasporto. Questi andavano da contrabbandieri di spezie stellari provenienti dai settori più oscuri della galassia, a rappresentanti ufficiali delle Federazioni Galattiche, con le loro uniformi impeccabili e le loro maniere altezzose. Era un lavoro monotono, ripetitivo fino all'esasperazione, ma pagava l'affitto del loro modulo e garantiva la loro modesta, ma stabile, sussistenza. Zed, d'altro canto, era un "inventore" o, per usare le parole di Kaelen, un "collezionista di rottami con una tendenza all'esplosione". La sua ultima ossessione, prima dell'amplificatore di onde cosmiche, era stata un "generatore di campi gravitazionali miniaturizzato" che, nel suo primo e unico test, aveva finito per attirare tutti gli utensili di metallo della cucina sul soffitto, compreso il loro prezioso tostapane automatico, che ora pendeva precariamente da un magnete di servizio. Mentre Kaelen si preparava un altro caffè al plasma, questa volta assicurandosi che il replicatore lo erogasse abbastanza caldo da bruciargli la lingua e risvegliarlo completamente, rifletté sulla loro strana vita. Erano solo due tra i miliardi di esseri senzienti che si muovevano in questo vasto universo, ognuno con le proprie routine, le proprie speranze, i propri piccoli drammi e le proprie piccole frustrazioni quotidiane. Pensò a Zola, la barista del "Buco Nero", il locale sotto il loro appartamento che serviva il miglior (e, a dire il vero, unico) cibo solido commestibile nel raggio di dieci isolati. Zola era una Xylariana di terza generazione, con scaglie iridescenti che cambiavano colore a seconda del suo umore – dal verde brillante della calma al rosso acceso della rabbia – e un temperamento focoso come il suo caffè. Si chiese se anche lei avesse un Mugolatore Mattutino a tormentare le sue mattine, o se avesse un sistema di sveglia più... armonioso. La vita su Xylos-Prime era un mosaico di queste piccole interazioni, di volti familiari e di strani incontri, un microcosmo dell'intera galassia. "Oggi ho un incontro con il signor Volkov," disse Zed, rompendo il silenzio e interrompendo i pensieri di Kaelen. Il nome di Volkov era sinonimo di guai. Era un contrabbandiere di informazioni, un intermediario di dati illeciti, un tipo losco che si muoveva negli strati più bassi e meno sorvegliati della stazione, tra i condotti di servizio e i mercati neri illegali. Il fatto che Zed avesse a che fare con lui non prometteva nulla di buono. "Dice che ha trovato il 'modulo di sincronizzazione' per il mio amplificatore." Kaelen sollevò un sopracciglio, un gesto che esprimeva sia scetticismo che preoccupazione. "Modulo di sincronizzazione? Zed, stai attento. Quel tipo non ti vende nulla senza un secondo fine, e di solito quel fine non è mai a tuo vantaggio." Zed agitò una mano con noncuranza, un gesto tipico della sua eccessiva fiducia. "Sono un genio, Kaelen, so come trattare con i tipi loschi. E poi, questo modulo è l'ultimo pezzo del puzzle. Una volta installato, il mio amplificatore rivoluzionerà le comunicazioni! Addio ritardi sub-spaziali, addio segnali corrotti! Sarà un'era di chiarezza interstellare!" Kaelen si limitò a grugnire, prendendo il suo datapad e avviando la sua routine pre-lavoro, una serie di passaggi mentali che lo aiutavano a prepararsi per la giornata. Primo: controllare gli avvisi di spedizione urgenti, per vedere se c'erano carichi che richiedevano la sua immediata attenzione. Secondo: leggere le ultime notizie galattiche sul feed universale (per lo più pettegolezzi sui vari sindacati minerari e le loro dispute lavorative, o le ultime lamentele dei turisti sui prezzi eccessivi delle escursioni su Venere 7). Terzo: ignorare le innumerevoli richieste di manutenzione che venivano dal proprietario dell'edificio, un essere tentacolare e perennemente irritato di nome Gr'ok. La loro lavatrice, un modello vecchio di secoli che Kaelen sospettava fosse stato recuperato da un relitto di una nave di classe D, emetteva un ronzio preoccupante ogni volta che la usavano, un suono che faceva vibrare l'intero modulo. E il sistema di riciclo dell'aria, nonostante le continue segnalazioni, aveva iniziato a emettere un odore vagamente simile a quello di calzini sporchi mescolati a un qualche tipo di muffa aliena. Era la vita, in fondo. Non c'erano battaglie epiche da combattere contro imperi malvagi, galassie da salvare da un'imminente catastrofe cosmica o misteri ancestrali da svelare. C'era solo il rumore di fondo del Mugolatore Mattutino, il sapore amaro del caffè al plasma, la promessa di un'altra giornata al porto spaziale con le sue infinite pile di documenti, e le sue piccole, quotidiane sfide intergalattiche, come convincere un mercante a non scaricare un carico di lumache luminescenti nel condotto di scarico. Era un universo vasto, ma la loro bolla di vita era piccola, e stranamente, proprio per questo, preziosa.